Dalla progettazione di stand fieristici a imprenditore Birraio: Intervista a Mattia Maimeri di Birra Monte Baldo
Mattia apre Birra Monte Baldo con l’idea di produrre birra artigianale che parli del territorio veronese. Nell’anno più difficile, sta portando avanti un grande progetto di ampliamento del birrificio che prevede la nascita di un nuovo spazio dedicato alla ristorazione.
“In questo periodo abbiamo raddoppiato la velocità: cambiato, in meglio, molte attrezzature, investito in nuovi progetti e collaborazioni e puntato sulla vicinanza al consumatore.”
Accademia delle Professioni con il progetto editoriale “La Guida”
supporta e sostiene ex allievi e clienti che hanno intrapreso un progetto imprenditoriale.
Mattia, raccontaci un po’ chi sei e come nasce Birra Monte Baldo…
Sono Mattia Maimeri, ho 36 anni e dal 2017 ho iniziato la produzione di birra artigianale nel mio birrificio a Caprino Veronese.
Birra Monte Baldo è nata in realtà nel 2016, con la formula di brew firm, mentre frequentavo il Corso per Birraio Artigiano all’Accademia delle Professioni. È stato un anno di test, sia per provare la ricettività di una birra artigianale che parlasse di territorio, in provincia di Verona, sia per la mia formazione. Infatti, da perito tecnico meccanico e disegnatore di stand espositivi per fiere, sono passato alla professione del mastro birraio.
Devo dire che, a differenza di tanti birrai, non ho vissuto la fase di homebrewer, ma ho preferito prima di tutto dedicarmi alla formazione e imparare il più possibile la tecnica di produzione, per poi appassionarmi in prove e sperimentazioni con ingredienti più o meno “convenzionali”.
Nel corso dei primi 2 anni di produzione, infatti, ho usato bacche e essenze tipiche della montagna (ginepro e genziana), sperimentato frutti come le bacche della rosa canina e usato anche la cannabis per aromatizzare le birre artigianali.
Il birrificio è nato con un impianto da 50 hl e 3 fermentatori, nel giro di un anno abbiamo duplicato il potenziale produttivo e ancora oggi siamo in espansione. Fino all’inizio del 2020, io e mia moglie Natascia siamo stati attivi nella partecipazione a mostre e festival, girando tra Veneto, Trentino e Lombardia. Guardando indietro adesso sembra passato un secolo, ma per noi era routine spinare birra quasi ogni weekend in un posto diverso.
Inoltre, nella sede del birrificio abbiamo organizzato vari eventi, piccoli concerti, degustazioni guidate e mini-corsi: tutte attività che ci mancano tantissimo.
Ma nel 2020, con la chiusura, abbiamo portato avanti il grande progetto di ingrandimento del birrificio, la ristrutturazione di un nuovo spazio dedicato alla ristorazione e adesso stiamo completando con la cucina professionale e la ricerca di personale. Non ci siamo persi d’animo, nonostante le difficoltà e la riduzione della produzione. Abbiamo inoltre trasformato tutto il confezionamento da bottiglia di vetro a lattina di alluminio: una nuova frontiera per la birra artigianale in cui crediamo tantissimo.
E per il 2021 non mancano le novità anche in merito ad attrezzature di produzione: qualche giorno fa, infatti, sono stati installati 4 maturatori orizzontali, con un ulteriore aumento della potenzialità produttiva e con una tecnologia nuova che ci entusiasma molto.
Com’è nata la passione per la birra e perché hai deciso di intraprendere questo percorso professionale?
La passione per la birra è stata innanzitutto un incontro con il prodotto artigianale e l’apprezzamento di una qualità tutta da scoprire. Con mia moglie, sommelier, eravamo prima di tutto appassionati viaggiatori enoturisti: ogni gita o viaggio era comunque sempre indirizzato a una meta vinicola.
Poi, come spesso succede, ci siamo appassionati di tutti i prodotti (dai formaggi, all’olio di oliva, ai distillati…) e la birra artigianale è stata subito la nostra preferita. Per lo stile più informale nella comunicazione e nella fruizione, per l’aspetto ancora pionieristico di alcuni produttori.
Folgorante è stato un viaggio in California, in alcuni dei birrifici più iconici, ma anche tra quelli sconosciuti che però costituiscono l’anima delle comunità locali, riconosciuti come punti di riferimento sia per il prodotto, sia come luoghi dove trascorrere serate e weekend in compagnia.
Ho deciso così di iscrivermi al Corso per Birraio Artigiano dell’Accademia, un’esperienza ottima e che mi ha permesso una formazione completa nel mondo brassicolo.
Come vi siete “reinventati” in un momento particolare come questo?
Forse siamo andati controcorrente: per superare la crisi abbiamo raddoppiato la velocità. Cambiato, in meglio, molte attrezzature, investito in nuovi progetti e collaborazioni.
Abbiamo sicuramente puntato sulla vicinanza al consumatore, soprattutto un anno fa, garantendo la delivery nella nostra provincia: un modo per non essere soli, ma per continuare il rapporto instaurato con i nostri clienti, quelli che davvero ci mancano tantissimo.
Ovviamente non possiamo dire che sia abbastanza per andare avanti, ma a livello di supporto morale è importantissimo.
La vera differenza è stata dedicarsi a grandi e ambiziosi progetti, come concludere la ristrutturazione, attrezzare la cucina, aggiungere potenzialità produttiva, pensare a nuove birre e nuovi modi di stare insieme, appena sarà possibile.
Cosa contraddistingue la tua attività?
Credo sia il tipo di approccio più professionale e preciso possibile. Con una buona dose di voglia di divertirsi.
Di portare un messaggio giovane e spensierato in un mondo che, in effetti, deve offrire momento di svago, di piacere, di bellezza.
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