Da educatore sociale a consulente nel settore Beverage e Beer Sommelier: intervista a Enrico Bartoletti
“In Accademia ho trovato un gruppo di docenti d’eccellenza, un clima di crescita, dei compagni umanamente e professionalmente grandi. Credo che la rete creata attraverso il corso sia la vera forza ed il vero valore aggiunto, al di là delle competenze tecniche acquisite.”
Parlaci un po’ di te, Enrico…
Sono di Forlì, ho 32 anni, un diploma da Perito Chimico e non ho mai terminato gli studi in Antropologia culturale. Ho iniziato a lavorare come educatore subito dopo il diploma, prevalentemente nell’ambito di centri di aggregazione per adolescenti svantaggiati socialmente o con lievi disturbi cognitivi.
Nel 2015 ho preso in gestione insieme ad amici un circolo-pub, cosa che mi ha portato a conoscere ed innamorarmi del mondo del beverage. I due lavori erano difficilmente conciliabili tra loro a lungo termine, tanto che nel 2019 abbiamo lasciato la gestione del locale ed ho deciso di investire sulla mia formazione professionale.
Perchè hai deciso di intraprendere questo percorso professionale?
Ho deciso di sfruttare il maggior tempo a disposizione per approfondire le mie conoscenze rispetto ai vari settori del beverage che tanto mi avevano appassionato durante il lavoro quotidiano nel locale.
Parallelamente all’iscrizione ad un corso nella mia città, ho deciso di frequentare quello per Beer Sommelier proposto dall’Accademia delle Professioni nella sede di Padova, con la consapevolezza che, essendo un settore ancora privo di struttura a livello nazionale, sarebbe stato forse maggiormente di impatto nel momento in cui avessi voluto provare a farne la mia occupazione.
Com’è stata la tua esperienza in Accademia?
Del corso in Accademia, per quanto condizionato purtroppo dagli eventi legati alla pandemia, porto con me un ricordo molto positivo. In particolare ho trovato un gruppo di docenti d’eccellenza, un clima di crescita, dei compagni umanamente e professionalmente grandi.
Credo che la rete creata attraverso il corso sia la vera forza ed il vero valore aggiunto, al di là delle competenze tecniche acquisite. Il nostro è un settore poco conosciuto, che stava cercando di organizzarsi prima del covid e che sicuramente risentirà degli strascichi della pandemia per molto tempo.
Avere la possibilità di fare squadra con colleghi ed appassionati sparsi per l’Italia, confrontarsi, scambiarsi informazioni, è quello che ci permetterà di apportare valore e far crescere questo settore.
Ho svolto metà del mio stage presso il temporary restaurant Corona di Faenza, in collaborazione con il Birrificio agricolo La Mata, dove mi occupavo di mescita e dove ho conosciuto professionisti del settore dai quali ho imparato molto. La seconda metà invece l’ho trascorsa affiancato al Beer Specialist di Imola Bevande, il distributore per il quale attualmente lavoro.
Chi sei oggi, cosa fai e quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A Ottobre ho deciso di lasciare il mio lavoro da educatore per buttarmi nel mondo del commercio. Oggi lavoro per Imola Bevande, il distributore per il quale ho svolto metà del mio stage, come agente di zona, sfruttando le competenze acquisite tanto in Accademia quanto sul campo per portare a ristoranti, bar e locali un servizio di consulenza vero e proprio, al di là della semplice logica commerciale.
Per quanto non sia un momento semplice, per ora vedo che si tratta del miglior modo per costruire progetti duraturi ed incrementare su più livelli la cultura rispetto ai prodotti dei quali sono sempre più appassionato.
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