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7 Gennaio 2015

IL MATTINO | Scuola Alberghiera in cattedra sale il professor “Apple”

Il preside Di Nuzzo è uno dei 30 docenti in Italia ingaggiati da Cupertino: «Così funziona l’insegnamento capovolto»

Addio libri, alla Scuola Alberghiera Accademia delle Professioni si usano solo tablet. E rigorosamente Apple. Perché il preside, Fabio Di Nuzzo, è uno dei 30 docenti in tutta Italia a partecipare al programma Apple Education: i ragazzi lavorano sia con i quaderni sia su ipad e ogni anno, per i professori, c’è una settimana di corso di aggiornamento all’estero.

Preside, com’è una lezione-Apple?

«Il modello di riferimento viene definito “flipped classroom”, cioè “insegnamento capovolto”. L’insegnante non svolge più il compito di trasmettere in modo diretto e frontale il proprio sapere, ma diviene colui che invita lo studente a lavorare in autonomia, proponendogli testi e materiale per approfondire prima della lezione i temi che verranno trattati. Per mettere in atto tutto ciò ci si serve del web 2.0 e di tutta la tecnologia connessa. A lato pratico, i ragazzi non sono solo fruitori ma anche contributori, pienamente in linea con la filosofia Apple. Ci sono delle applicazioni, quelle per l’educazione sono oltre 2000. Noi usiamo soprattutto i corsi online, che carichiamo in prima persona. Poi c’è la libreria digitale, che sembra una cosa banale ma non lo è. Infine le piccole cose di ogni giorno. Uno studente che svolge un esercizio sul suo quaderno può inviarmi la foto. Poi io rimando con le correzioni, fatte direttamente sulla foto senza scarabocchiare il quaderno. È un modo di lavorare molto diverso, a cui i ragazzi generalmente rispondono con entusiasmo, anche se non tutti allo stesso modo».

Come funziona il progetto?

«Steve Jobs l’ha inventato nel ‘94, abbiamo appena celebrato il ventennale. La filosofia è improntata alla partecipazione: chi aderisce al programma non solo usufruisce dei supporti informatici e delle app, ma è anche chiamato ad interagire, a segnalare eventuali problemi o ipotesi di miglioramento. Io sono “docente Apple” dal 2013 e recentemente sono diventato anche certificatore, quindi posso a mia volta formare altri insegnanti. In tutto il mondo siamo più di 2mila, di cui una trentina in Italia. Ci sono dei corsi di aggiornamento periodici: lo scorso anno siamo andati una settimana in California».

Come si entra nel programma?

«C’è una seleziona ogni due anni, in California. Bisogna sviluppare inviare un video, se cattura la loro attenzione si va avanti».

Il suo video di cosa parlava?

«Dell’evoluzione dalla lettura e scrittura tradizionale fino al contenuto in ebook, quindi di corsi fruibili ovunque e in qualunque momento. I corsi possono essere caricati sulla piattaforma itunes e scaricati dagli studenti in qualunque momento».

E un volta entrati?

«C’è un corso di formazione specifico, prima in loco e poi all’estero. Io l’ho frequentato in Irlanda». Dopo un anno si tirano le somme.

Come sta andando l’esperienza?

«Per noi adulti non è così automatico passare dai sistemi tradizionali alle nuove tecnologie. C’è un passaggio obbligatorio che dobbiamo imparare a fare. Per i ragazzi è molto più spontaneo e naturale, perché la maggior parte di loro ha sempre convissuto con questi strumenti. Poi il rapporto con la tecnologia non è uguale per tutti, c’è chi è più propenso e chi meno. Nel complesso comunque il programma funziona, e funziona bene: è in atto una vera e propria rivoluzione nell’ambito dell’insegnamento, mirata a suscitare interesse e scoprire le abilità dell’allievo. Il sistema scolastico classico è ancora troppo ancorato al raggiungimento di un voto piuttosto che al vero e proprio apprendimento».

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