14 Maggio 2021
Degustatore birra, lezione numero otto: a ogni stile la sua spillatura
Matteo Malacaria, autore del blog “Birramoriamoci” e del libro “Viaggio al Centro della Birra”, ci racconta la sua esperienza nel Corso per Degustatore di Birra. Nell’ottava lezione si parla delle tecniche di spillatura della birra.
Ecco il mio resoconto dell’ottava lezione del Corso Degustatore Birra.
Siamo alla fine di un bel percorso prima degli appuntamenti di commiato, quelli più luculliani dedicati all’abbinamento tra birra e cibo. Quella di oggi è una lezione sulla spillatura di birra. Anzi, le spillature: perché ne esistono diverse e non solo quelle.
Si fa presto, infatti, a parlare di fusti. Sembrano tutti uguali ma tra un cask inglese, una botticella tedesca e un fusto, sia esso in plastica o in acciaio, c’è una grande differenza. Differenza giustificata dalla provenienza geografica, che a sua volta origina da tradizioni e gusti locali.
Il succo del discorso è che ogni birra richiede un diverso sistema di mescita, a seconda dello stile e del contenitore. Ma non finisce qui, perché ci sono anche i bicchieri e le temperature di servizio. Insomma, è facile chiedere una birra alla spina, tuttavia vale la pena conoscere le differenze per apprezzare meglio quello che si sta bevendo.
Innanzitutto la spillatura: tradizionale e universale, tedesca in più tempi e alla belga con spatolata finale.
I bicchieri: la forma piccina si presta a sorsi altrettanto piccoli (birre importanti, da meditazione) mentre i bicchieri con orli svasati si prestano a sorsi più generosi; bicchieri alti e slanciati sostengono la generosa schiuma, quelli stretti incanalano i delicati profumi verso l’orlo. La pinta la usano tutti ma va bene per nessuno stile nello specifico, mentre il boccale è immortale. A canna dalla bottiglia è un abominio.
Il servizio: fresco per birre a bassa fermentazione o bassa gradazione alcolica; temperatura ambiente per birre dal carico etilico robusto. Nel mezzo ci sono diverse sfumature di temperatura. Gelata mai!
La birra: ciascuno dei partecipanti ha assaggiato una birra diversa. A me è toccata la Toccalmatto Grand Cru, per l’occasione servita in due bicchieri diversi: il calice a tulipano ha reso il contenuto più gradevole, il temibile TeKu ha assolto al suo dovere: enfatizzarne i difetti. Stessa birra, stessa mano, diverso sapore. Capisci quanto è importante il servizio?
Credits: Matteo Malacaria
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